25 Dicembre 2022 > Ci siamo

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——– Messaggio Inoltrato ——–

Oggetto:[PensieriOAD] Ci siamo
Data:Sun, 25 Dec 2022 12:15:44 +0800
Mittente:OAD Mission_Asia <pensierioad@gmail.com>
A:Missione OAD – Asia <luigik3@gmail.com>

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BUON 

E SANTO 

NATALE!

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Pensieri di Sant’Agostino per l’Ottava di Natale

25/12

Preghiera

Il Signore ci cavalchi e ci attiri dove vuole lui: siamo il suo giumento, andiamo verso Gerusalemme! Cavalcandoci lui, non veniamo oppressi ma elevati. Guidandoci lui non devieremo. Andiamo a lui, andiamo per mezzo di lui, per godere in eterno con il Bambino nato in questo giorno. (Sermo 189, 4)

Lettura

Cristo Bambino e Verbo

Il Signore, venendo a cercare ciò che era perduto, volle occuparsi, onorandoli, di ambedue i sessi, perché ambedue erano perduti. Perciò in nessuno dei due sessi dobbiamo fare ingiuria al Creatore: la natività del Signore è garanzia per ambedue a sperare nella salvezza. Il sesso maschile è stato onorato nel corpo di Cristo, il sesso femminile è stato onorato nella madre di Cristo. La grazia di Gesù Cristo ha vinto l’astuzia del serpente.

Ambedue i sessi rinascano quindi in colui che oggi è nato e celebrino questo giorno. In questo giorno Cristo Signore non cominciò ad esistere ma, esistendo da sempre presso il Padre, portò alla luce di questo mondo il corpo che prese dalla madre; donò alla madre la fecondità, non le tolse l’integrità. Viene concepito, nasce, è infante. Chi è questo infante? – Si dice infante infatti perché non può favellare, cioè parlare -. È infante e nello stesso tempo è Verbo. Tace in quanto infante, ma insegna per mezzo degli angeli. Viene annunziato ai pastori colui che è principe e pastore dei pastori e giace in una mangiatoia come foraggio per i giumenti fedeli. Era stato predetto per mezzo del profeta: Il bue ha conosciuto il suo proprietario e l’asino la mangiatoia del suo padrone (Is 1, 3). Perciò sedette sopra un asinello quando entrò a Gerusalemme tra le acclamazioni di una moltitudine di gente che lo precedeva e lo seguiva. Riconosciamolo anche noi, accostiamoci anche noi alla mangiatoia, mangiamo anche noi il foraggio, portiamo su di noi il Signore, colui che ci regge, per arrivare, dietro alla sua guida, alla Gerusalemme celeste. (Sermo 190, 2.2-3.3)

Per la riflessione

Voi conoscete in concreto le occasioni che Dio vi offre, come si serve di voi per aprire la porta alla sua parola; ebbene, non stancatevi di guadagnare anime a Cristo, poiché voi stessi da Cristo siete stati guadagnati. (In Io. Ev. 10, 9)

Pensiero agostiniano

Il Figlio di Dio è morto per noi. Siine sicuro! Avendo già in mano il pegno, cioè la morte di Cristo, riceverai anche la vita di lui. (En. in Ps. 96, 17)  

26/12

Preghiera

Dammi il timore casto, a chiedere il quale mi ha condotto l’altro timore, cioè quello della legge per cui ho temuto a causa dei tuoigiudizi e che è stato per me come un pedagogo perché io venissi a chiedertelo. (En. in Ps. 118, XXV, 7)

Lettura

La separazione tra i cristiani e i pagani

Coloro che ancora si mescolano ai pagani non sono salvati. Coloro che vengono radunati di mezzo alle genti vengono salvati con la salvezza della fede, della speranza, dell’autentica carità, con la salvezza spirituale, con la salvezza delle promesse di Dio. Chi crede, spera e ama non per questo si può ritenere salvato; bisogna vedere che cosa crede, in che cosa spera, che cosa ama. Qualunque tipo di vita si conduca nessuno vive senza questi tre sentimenti dell’animo: la fede, la speranza, l’amore. Se non credi le stesse cose che credono i pagani, se non speri nelle stesse cose in cui sperano i pagani, se non ami le stesse cose che amano i pagani, allora vieni radunato di mezzo alle genti, vieni segregato, cioè separato dalle genti. Se c’è una così profonda separazione dell’animo, non temere se non ci può essere ancora quella fisica. Ci può essere separazione maggiore di questa, che mentre i pagani ritengono dèi i demoni, tu credi nell’unico e vero Dio? I pagani sperano nelle cose futili del mondo, tu speri nella vita eterna insieme a Cristo? I pagani amano il mondo, mentre tu ami l’artefice del mondo? Chi dunque crede diversamente dai pagani, chi spera in altre cose, chi ama altre cose, lo dimostri con la vita, lo provi con i fatti. Se parteciperai alla festa delle strenne, come un qualunque pagano, se giocherai ai dadi, se ti ubriacherai, in che modo credi diversamente, speri diversamente, ami beni diversi? Come puoi cantare a fronte alta: Salvaci, Signore Dio nostro, radunaci di mezzo alle genti? (Sal 105, 47) Sarai separato dai pagani se, pur materialmente vivendo insieme ad essi, condurrai una vita diversa. Quale sia questa vostra separazione dai pagani guardatela voi, dal modo come vi comportate, da come ne date prova. Il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, che per noi si è fatto uomo, ha già pagato per noi un prezzo. Sì, egli ha pagato il suo prezzo: e lo ha pagato per riscattarci, per radunarci di mezzo alle genti. Se tu ti mescoli ai pagani, non vuoi seguire colui che ti ha riscattato; e ti mescoli ai pagani se conduci la stessa vita, fai le stesse cose, hai gli stessi sentimenti, se credi, speri e ami come loro. Ti mostri ingrato al tuo Redentore, non tieni conto del prezzo per te pagato, del sangue dell’Agnello immacolato. (Sermo 198, 2)

Per la riflessione

Per seguire il tuo Redentore, che ti ha riscattato con il suo sangue, non mescolarti ai pagani con l’avere lo stesso comportamento e il fare le stesse cose. Essi si scambiano le strenne, voi fate le elemosine; essi si divertono con canti lascivi, voi ricreatevi con l’ascolto delle Scritture; essi corrono al teatro, voi correte alla chiesa. (Sermo 198, 2)

Pensiero agostiniano

Eccelsa è la patria, umile è la via. La patria è la vita di Cristo, la via è la sua morte; la patria è lassù ove Cristo dimora presso il Padre, la via è la sua passione. Chi ricusa la via, non cerca la patria. (In Io. Ev. 28, 5)

27/12

Preghiera

O Signore Gesù Cristo nostro Salvatore, Verbo di Dio per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose; che cosa ti deve mostrare il Padre che tu ancora non sappia? C’è qualcosa del Padre che ti è nascosto? Che cosa ci può essere per te di nascosto nel Padre, dal momento che non ti è nascosto il Padre? Quali opere maggiori ti deve mostrare? (In Io. Ev. 21, 5)

Lettura

Cristo impara

Perché non ha detto: il Padre mostrerà a voi, ma ha detto: mostrerà al Figlio? Perché noi pure siamo membra del Figlio; e come membra impariamo: e anche lui, in qualche modo, impara attraverso le sue membra. In che senso si può dire che impara in noi? Nello stesso modo che soffre in noi. Come possiamo provare che soffre in noi? Lo possiamo provare con quella voce che si udì dal cielo: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? (At 9, 4). Non è forse lui che verrà come giudice alla fine del mondo e, collocando i giusti alla sua destra e gli iniqui alla sua sinistra, dirà: Venite, benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno: perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare? E alla domanda: Signore, quando ti abbiamo veduto affamato?, risponderà: Ogni volta che l’avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me (Mt 25, 34 ss.). E adesso siamo noi che ci rivolgiamo a colui che ha detto queste cose e gli chiediamo: O Signore, quando mai tu dovrai imparare, tu che insegni ogni cosa? Egli subito ci risponde conforme alla nostra fede: Ogni volta che il più piccolo dei miei fratelli impara, anch’io imparo.

Rallegriamoci, dunque, e rendiamo grazie a Dio: non soltanto siamo diventati cristiani, ma siamo diventati Cristo stesso. Capite, fratelli? vi rendete conto della grazia che Dio ha profuso su di noi? Stupite, gioite: siamo diventati Cristo! Se Cristo è il capo e noi le membra, l’uomo totale è lui e noi. (In Io. Ev. 21, 7-8)

Per la riflessione

Arrogarci tale prerogativa sarebbe da parte nostra folle orgoglio, se Cristo medesimo non si fosse degnato farci questa promessa tramite lo stesso Apostolo: Voi siete il corpo di Cristo e, ciascuno per la sua parte, membra di lui (1 Cor 12, 27). (In Io. Ev. 21, 8)

Pensiero agostiniano

Capo di questo corpo [la Chiesa] è Cristo, la sua unità è messa in risalto dal nostro sacrificio. (Ep. 187, 6.20)  

28/12

Preghiera

Rendiamo grazie al Signore e Salvatore nostro il quale, senza che mai avessimo avuto meriti precedenti, ci ha curati perché feriti, e ci ha riconciliati perché nemici e riscattati dalla schiavitù, ricondotti dalle tenebre alla luce, dalla morte richiamati alla vita. Confessando quindi umilmente la nostra debolezza, supplichiamo la sua misericordia dal momento che, secondo il salmista, la sua grazia ci previene (Sal 58, 11); si degni non solo di custodire, ma anche di accrescere in noi quelli che sono i suoi doni o i suoi benefici e che ha avuto la bontà di concedere di sua iniziativa; egli che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Amen. (Sermo 333, 7)

Lettura

Nella sua nascita Cristo onora l’uomo e la donna

Celebriamo in questo giorno, cristiani, non la sua nascita divina ma quella umana, con la quale si è fatto uguale a noi; perché per lui divenuto da invisibile visibile, noi potessimo, partendo dalle realtà visibili, giungere a quelle invisibili. Secondo la fede cattolica dobbiamo credere che due sono le nascite del Signore: una divina, l’altra umana; quella al di là del tempo, questa nel tempo. Però tutte e due mirabili: la prima senza necessità di madre, questa senza concorso di padre. Se non riusciamo a comprendere questa, come potremo parlare di quella divina? Chi potrebbe comprendere questa novità assolutamente straordinaria, inusitata, unica al mondo, incredibile, ma divenuta credibile e incredibilmente creduta da tutti: che una vergine concepisse, una vergine partorisse e nel partorire rimanesse vergine? Ciò che la ragione umana non trova credibile l’accetta la fede; e dove viene meno la ragione umana lì avanza la fede. Chi oserà dire che il Verbo di Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, non avrebbe potuto formarsi un corpo anche senza una madre, come ha creato il primo uomo senza un padre e senza una madre? Ma poiché è lui che ha creato ambedue i sessi, quello maschile e quello femminile, nel nascere li volle onorare ambedue, perché è venuto per salvarli ambedue. Ricordate certamente il racconto del peccato del primo uomo; il serpente non osò rivolgersi all’uomo, ma per ingannarlo si servì della donna. Passando attraverso la creatura più debole conquistò anche la più forte, penetrando nel cuore della donna riportò vittoria su ambedue. Perciò, affinché non facessimo ricadere sulla donna, come se fossimo mossi da giusto sdegno, la nostra morte, e affinché non pensassimo che la donna sia stata condannata senza possibilità di salvezza, il Signore, venendo a cercare ciò che era perduto, volle occuparsi, onorandoli, di ambedue i sessi, perché ambedue erano perduti. Perciò in nessuno dei due sessi dobbiamo fare ingiuria al Creatore: la natività del Signore è garanzia per ambedue a sperare nella salvezza. (Sermo 190, 2.2)

Per la riflessione

Il sesso maschile è stato onorato nel corpo di Cristo, il sesso femminile è stato onorato nella madre di Cristo. La grazia di Gesù Cristo ha vinto l’astuzia del serpente. (Sermo 190, 2.2)

Pensiero agostiniano

Per ingannarlo fu propinato all’uomo il veleno dalla donna; da una donna venga propinata all’uomo la salvezza per rigenerarlo con la grazia. (Sermo 51, 2.3)  

29/12

Preghiera

Oh, dimmi, per la tua misericordia, Signore Dio mio, cosa sei per me. Di’ all’anima mia: la salvezza tua io sono (Sal 34, 3). (Conf. I, 5.5)

Lettura

Dio padre, la Chiesa madre

Poiché due genitori ci hanno generato per la morte, due genitori ci hanno generato per la vita. I genitori che ci hanno generato per la morte sono Adamo ed Eva, i genitori che ci hanno generato per la vita sono Cristo e la Chiesa. Mio padre che mi ha generato fu per me Adamo, mia madre fu per me Eva. Siamo nati secondo questa generazione carnale, per dono certo di Dio – perché anche questo dono non è di altri ma di Dio – e tuttavia, fratelli, perché siamo nati? Certo per morire. I predecessori generarono dei loro successori. Forse hanno generato figli con lo scopo di poter vivere per sempre con essi su questa terra? Ma siccome dovevano morire, si son generati dei figli che succedessero ad essi. Dio padre e la madre Chiesa invece non generano per questo. Generano per la vita eterna, perché anch’essi sono eterni. E abbiamo, come eredità promessa da Cristo, la vita eterna. Per il fatto che il Verbo si è fatto uomo ed abitò in mezzo a noi (Gv 1, 14), essendo stato allevato, crebbe. Dopo aver patito, dopo essere morto ed essere risuscitato, ricevette in eredità la vita eterna. In quanto uomo ricevette la resurrezione e la vita eterna; in quanto uomo la ricevette. In quanto Verbo invece non la ricevette, perché rimane immutabile per sempre. Poiché dunque quell’uomo che risorse e, reso vivo, ascese al cielo, ricevette la resurrezione e la vita eterna, questa stessa cosa è stata promessa a noi. Aspettiamo la stessa eredità, la vita eterna. (Sermo 22, 10)

Per la riflessione

Come ha promesso ai santi la vita, la beatitudine, il regno, l’eredità eterna senza fine, così ha minacciato agli empi il fuoco eterno. Se ancora non amiamo ciò che ha promesso, per lo meno temiamo ciò che ha minacciato. (Sermo 22, 10)

Pensiero agostiniano

Se non ami al verità, temi il severità. (Sermo 107, 4)  

30/12

Preghiera

Ci aiuti Cristo, figlio della Vergine e sposo delle vergini, nato fisicamente da un grembo verginale, sposato misticamente con nozze verginali. (De sancta virginitate 2.2)

Lettura

I motivi della nascita di Cristo

Oggi è il giorno in cui venne al mondo colui per mezzo del quale è stato creato il mondo, in cui si è reso presente con un corpo colui che mai è assente con la sua potenza: perché era già in questo mondo e venne nella sua casa. Era nel mondo, ma il mondo non lo conosceva: la luce risplendeva nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Venne nella carne per purificare la carne dai vizi. Si presentò come terra medicamentosa, per guarire i nostri occhi interiori, che la nostra terra esteriore aveva accecato; affinché, guariti gli occhi, noi che eravamo prima tenebre diventassimo luce nel Signore. In modo che non più la luce risplenda nelle tenebre mentre noi siamo impossibilitati a vederla ma, potendola noi fissare, ci risplenda in tutto il suo chiarore. Per questo lo sposo uscì dalla stanza nuziale, percorrendo la sua via come lieto campione. Bello come uno sposo, forte come un campione, amabile e terribile, severo e sereno, bello per i buoni, duro per i cattivi, rimanendo nel seno del Padre entrò nel grembo della madre. In questo talamo, cioè nel grembo della Vergine, la natura divina si unì a quella umana: lì il Verbo si è fatto carne per noi perché, nato dalla madre, abitasse in mezzo a noi; perché, precedendoci presso il Padre, ci preparasse un posto ove abitare per sempre. (Sermo 195, 3)

Per la riflessione

Celebriamo con gioia e solennità questo giorno e aspiriamo con fede a quel giorno eterno, confidando in colui che, pur essendo eterno, è nato per noi nel tempo. (Sermo 195, 3)

Pensiero agostiniano

Chi si gloria, si glori nel Signore (1Cor 1, 31). Per quale Signore? Per Cristo crocifisso. Dove l’umiltà, ivi la maestà; dove la debolezza, ivi la potenza; dove la morte, ivi la vita. Se vuoi raggiungerle, non disprezzare queste. (Sermo 160, 4)

31/12

Preghiera

Tu, Signore, Signore. Cioè:tu che sei Signore con assoluta verità; non come sono signori gli uomini che si comprano [gli schiavi] sborsando di tasca propria, ma come lo è quell’unico Signore che [ci] comprò a prezzo del [suo] sangue. (En. in Ps. 139, 11)

Lettura

Cristo fine della nostra vita

La fine è Cristo (Rom 10, 4). Perché è detto “fine”? Non fine nel senso che egli consuma, ma fine nel senso che egli completa. Perché “consumare” significa usare una cosa fino a che non scompaia; “completare” significa portare a termine in maniera perfetta. Tutto ciò che chiamiamo “finito” deriva dalla parola “fine”. Ma una cosa è dire: È finito il pane; e un’altra: È finita la tunica. È finito il pane che si mangiava; è finita la tunica che si tesseva. Il pane è finito in quanto è stato consumato; la tunica è finita in quanto è pronta per essere indossata. Il fine del nostro ideale è Cristo: infatti, per quanto ci sforziamo di perfezionarci, solo per lui e in lui otterremo la perfezione; e la nostra perfezione sarà questa: giungere a lui. Quando poi sarai giunto a lui, non cercare oltre: egli è il tuo fine. Come il termine del tuo cammino è il luogo verso il quale sei diretto, sicché, quando vi sei giunto, ti fermi, così il fine del tuo anelito, del tuo ideale, del tuo sforzo, del tuo tendere, è colui al quale tende la tua vita. Quando vi sarai giunto, non desidererai niente altro, poiché non vi potrà essere nulla di meglio. Dunque, egli ci ha dato l’esempio di come vivere in questa vita, e di questa vita ci darà il premio nella vita futura. (En. in Ps. 56, 2)

Per la riflessione

Gloria al nostro Signore e alla sua misericordia e alla sua verità, perché nella sua misericordia non ha omesso, con un dono della sua grazia, di renderci beati, né ci ha privati della verità. Infatti, fu la verità che per prima ci venne incontro, rivestendosi della nostra carne, al fine di guarire l’occhio interiore del nostro cuore e darci così in un secondo momento, la possibilità di contemplarla faccia a faccia. (En. in Ps. 56, 17)

Pensiero agostiniano

Il Signore nostro Gesù Cristo… prega per noi come nostro sacerdote; prega in noi come nostro capo; è pregato da noi come nostro Dio. (En. in Ps. 85, 1)


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